giovedì 26 maggio 2016

Il Terzo Segreto di Fatima e Capovilla

I miei incontri con Mons. Capovilla

Si pone una questione preliminare: chi è Mons. Capovilla?
L’Arcivescovo Mons. Loris Francesco Capovilla, è uno dei testimoni più importanti sul Terzo Segreto di Fatima, perché è il segretario emerito di Papa Giovanni XXIII. E’ancora vivo, dopo quasi cinquant’anni dai fatti in questione, ha più di 90 anni. Il segretario personale di Papa Giovanni è quindi ancora vivo. Vive a Sotto il Monte, un piccolo paese in provincia di Bergamo, in Lombardia, presso la casa natale del suo illustre principale, Papa Roncalli. Vi è lì un museo gestito da suore, e lì ha anche la sua residenza.
L’Arcivescovo Capovilla è uno dei personaggi, uno dei pochissimi personaggi dei quali è pubblicamente noto che conosce il Terzo Segreto di Fatima. Infatti, egli stesso ha dichiarato anche anni addietro, anche prima della discussa rivelazione dell’Anno Santo 2000, ha dichiarato di conoscere il Terzo Segreto; ha dichiarato di essere presente quando è stata aperta la busta con il Terzo Segreto nell’estate del 1959 a Castel Gandolfo. Anzi, egli ha dichiarato ancora di più: che è stato colui che ha scritto su una busta esterna, sotto dettatura di Papa Giovanni XXIII: “Il Papa ha letto il contenuto di questo plico, ne ha parlato con i suoi più stretti collaboratori”...“ alla fine mi dice di richiuderlo con la scritta ‘non do nessun giudizio.’ Silenzio davanti ad una cosa che può essere una manifestazione del divino, o può non esserlo”.
E’ quindi un personaggio chiave nella vicenda di Fatima e del suo Terzo Segreto. Negli anni precedenti, sia prima che dopo il 2000, quando la televisione italiana parlava del Terzo Segreto, diceva quasi sempre: ci sono soltanto quattro persone attualmente in vita che hanno letto o comunque sentito, che conoscono esattamente tutto il contenuto del Terzo Segreto: Papa Giovanni Paolo II, il Cardinale Ratzinger, ovviamente Suor Lucia, e Mons. Capovilla. In realtà è un’imprecisione: vi sono anche altre persone che lo conoscono, che lo hanno letto; ma questi quattro sono i nomi pubblicamente noti. Quindi egli è uno dei quattro di cui era pubblicamente noto, già prima del 2000, che conoscesse – di conoscenza diretta – il Terzo Segreto.
Visto che due tra questi testimoni, Papa Giovanni Paolo II e Suor Lucia, sono ormai morti, è ora uno dei due lui e l’allora Cardinale Ratzinger, attualmente Sua Santità Benedetto XVI, ad essere notoriamente a conoscenza del Terzo Segreto; sin da quando fu aperta la busta nell’estate del 1959.
Voi capite allora quale peso, quale importanza abbia la sua testimonianza! E allora andiamo a vedere le cose principali che egli mi ha detto in questi incontri. Io ho avuto in tutto quattro incontri con l’Arcivescovo Capovilla: il primo all’inizio dell’aprile 2003; il secondo nel luglio 2006; il terzo nel novembre 2006, pochi giorni prima che uscisse il libro di Socci – ma già se ne parlava, come sempre accade in questi casi – e infine, l’ultimo, il 21 giugno 2007.
In particolare, in questo quarto e ultimo incontro – ma già la penultima volta ne avevo avuto sentore – mi sono reso conto di qualche fastidio di Mons. Capovilla, per tutto il clamore che avevano suscitato le sue dichiarazioni. Si può comprendere… chissà quante storie gli avranno fatto!
Ho visto – e mi ha accennato lui stesso –  il 21 giugno 2007, che egli stava preparando un dossier di carte sue dattiloscritte, di fotocopie, ecc.; e da come ha detto – mi ha fatto un mezzo accenno, “sono cose che devo rispondere...” – sembrava come se il Vaticano gli avesse chiesto un dossier sulle risposte : “cosa gli hai detto, cosa non gli hai detto e perché”. Oppure qualcosa del genere. Per cui, se è stato chiamato a giustificarsi o qualcosa del genere è chiaro che… Ma ciò che più è rilevante, è che egli sostanzialmente non ha ritrattato le cose che mi ha detto – in parte anche il materiale che mi ha inviato – e che io naturalmente ho avuto la debita cura di scrivere, letteralmente, riportando in maniera documentata tutto ciò che mi disse, parola per parola: egli non ha ritrattato nulla, sostanzialmente. Siamo nell’agosto 2007, sono passati 10 mesi dall’uscita del libro di Socci, che ha fatto molto scalpore: ne hanno parlato i giornali, la televisione, occupando i dibattiti, le riviste di gran tiratura. Proprio il paragrafo del libro di Socci che parlava del mio incontro principale con Mons. Capovilla era uscito come anticipazione del libro medesimo sul quotidiano Libero, sulla prima pagina del giornale Libero nel novembre 2006, un grandissimo clamore quindi!
Dopo 10 mesi non vi è una dichiarazione di smentita dell’Arcivescovo Capovilla. E’ chiaro che se non avviene entro 10 mesi da eventi che fanno tanto rumore, beh questo è un fatto che la dice lunga: è comprensibile che si possa essere infastiditi dal clamore, dal dover riprodurre un dossier al riguardo e dal dover rispondere alle domande che vengono fatte (magari da uomini del Vaticano), doversi giustificare, ecc… E’ chiaro, ma nulla toglie – anzi rafforza, per i motivi che diremo – il valore di questa testimonianza, il valore di una testimonianza così qualificata.
Mons. Capovilla nell’ultimo incontro, quello del giugno c.a., mi ha si letto dei brani di una lettera da egli scritta, in risposta ad uno scrittore francese che gli chiedeva dei chiarimenti sulla vicenda; tuttavia le cose che mi ha letto sono chiaramente all’insegna del desiderio comprensibile di cui dicevamo, di non volersi esporre ancora, tuttavia non sono affatto smentite rispetto a quanto egli mi ha detto e quanto io ho avuto l’accuratezza di certificare in maniera assolutamente accurata. Per esempio, egli ha scritto a questo scrittore francese: “io non ho parlato di due versioni [differenti] del Terzo Segreto”: ah certo, ci mancherebbe che suor Lucia, una volta avesse scritto “in Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede”, e un’altra avesse scritto “In Portogallo NON si conserverà sempre il dogma della fede”, ci mancherebbe! Queste sarebbero due versioni del terzo segreto. Quello che io ho riferito è un'altra cosa: non due versioni diverse, ma due testi diversi, due parti diverse, o chiamiamole come vogliamo (lì può subentrare anche un discorso di valutazione, di cui dirò), ma è tutt’altra cosa rispetto a due versioni diverse. Quindi non è una smentita; al più e’ una smentita confermativa!
Poi egli scrive a questo scrittore francese “io penso che il Messaggio di Fatima non appartenga solo ad uno scrittore o a un associazione...”: si, siamo del tutto d’accordo, per questo diciamo: “Pubblicate tutto!” Se, come vedremo più tardi, qualche cosa pensate che non sia soprannaturalmente autentico, cioè non venga dalla Madonna ma sia stato scritto per errore sbagliandosi, da suor Lucia, consentitene la pubblicazione senza garantirlo, senza riconoscerlo! Siamo perfettamente d’accordo: non solo una associazione, o uno studioso, o un gruppo di studiosi o un movimento, ma tutti quanti abbiamo diritto a conoscere tutto. Quindi, questi brani che mi ha letto della lettera allo scrittore francese, in realtà non smentiscono affatto le cose che io ho riferito e che Socci ha riportato in maniera assolutamente fedele nel suo libro. Ripeto, sono passati 10 mesi, se ne è parlato molto ampiamente, perciò tutto questo è un silenzio che pesa; queste mancate smentite alle cose reali che sono state dette, ed il fatto che non sia ancora uscita una sua dichiarazione al riguardo è evidente che e’ un silenzio eloquente, un silenzio che parla.
Tutto ciò premesso, veniamo al mio incontro principale con Mons. Capovilla, quello del 5 luglio 2006. Luglio è il mese della trasmissione del Segreto, è un mese soprannaturalmente fecondo. In quella data mi sono recato a Sotto il Monte, questo paesello di cui dicevamo, presso l’abitazione di Mons. Capovilla. Mi ricordavo di lui perché egli era stato Vescovo Delegato Pontificio a Loreto, che è vicino alla mia abitazione (io sono marchigiano, della regione Marche). Mi ricordavo di lui quando negli anni 80 era vescovo a Loreto, e ci siamo scambiati alcuni ricordi; mi ha ricevuto con grande cortesia e disponibilità. E gli ho fatto una domanda, riportata parola per parola: “Eccellenza, il motivo della mia visita deriva dal fatto che sono uno studioso di Fatima”, e qui lui annuiva, come a dire “ho capito”; “Siccome lei è una fonte di primissimo piano, vorrei porle alcune domande”, e lui subito: “no, guardi, anche per evitare imprecisioni, visto che è rivelato ufficialmente, io mi attengo a quanto è stato detto”.
Questo già è un problema per la tesi ufficiale: perché se hanno detto tutto – in senso assoluto, e non soltanto nel senso relativo di cui dirò – perché un testimone chiave dice che è in qualche maniera “vincolato” nel parlare da quello che è stato rivelato ufficialmente? Se di una cosa che io conosco viene detto tutto, se viene riportata pubblicamente non mi dovrei sentire affatto vincolato nel parlarne. Se invece mi sento vincolato nel parlare, nel dire e nel non dire, da una rivelazione ufficiale, allora vuol dire che non tutto è stato detto nel senso più pieno della parola, senza restrizioni.
Rileggiamo le parole di Mons. Capovilla: “No, guardi, anche per evitare imprecisioni, visto che è rivelato ufficialmente”. Cosa c’entrano le “imprecisioni” con il fatto che è stato rivelato ufficialmente? O forse le imprecisioni, nel linguaggio curiale, della Curia Romana, un linguaggio diplomatico, sono eventuali discrepanze che potevano emergere tra la sua testimonianza e la rivelazione ufficiale, la tesi ufficiale? Questo vale a dire che la tesi ufficiale fa acqua! “Anche per evitare imprecisioni, visto che è stato rivelato ufficialmente, io mi attengo a quanto è stato detto… anche se potrei sapere pure dell’altro”, facendo un sorriso. Di cosa si tratta questo “altro”? C’è dell’altro quindi? “Anche se potrei sapere pure dell’altro, bisogna attenersi a quanto detto nei documenti ufficiali” … Il senso logico di questa frase è che c’è anche dell’altro oltre a quello che è stato pubblicamente detto al di là di come questo “altro” lo si voglia considerare.
Egli non può quindi parlare liberamente perché c’è stata la rivelazione ufficiale: è molto chiaro! C’è una cosa, tra l’altro, che va messa in luce. Possiamo porre, rispettosamente ma doverosamente, al Vaticano la seguente domanda: Se è stato detto tutto, nel senso assoluto – non solo nel senso relativo di cui diremo &ndash allora domandiamo umilmente al nostro Santo Padre di sciogliere dal Segreto Pontificio tutti coloro che hanno conosciuto il Terzo Segreto di Fatima.
Perché sono state dette varie cose, ma non ho mai visto una formula in cui si attestava pubblicamente che venivano sciolti dal  Segreto Pontificio tutti coloro che hanno conosciuto il Terzo Segreto e collegati. Se è stato detto tutto, come da tesi ufficiale, allora perché far restare chi sa con questa specie di vincolo? Allora, umilmente, come proposta in questo consesso, io direi di domandare umilmente al nostro Santo Padre Benedetto XVI che in maniera pubblica, formale, usando una formula inequivocabile vengano sciolti dal Segreto Pontificio tutti coloro che hanno saputo qualcosa al riguardo, a qualsiasi titolo; così potranno meglio convincerci che è stato detto proprio tutto, in assoluto. Vogliano le Loro Eccellenze parlare di queste cose al Santo Padre, affinché almeno altri possano parlare liberamente!
Continuando, Mons. Capovilla mi disse: “Lei mi scriva le domande, così io poi le rispondo. Vado a vedere tra le mie carte, se le ho ancora perché io ho donato tutto al museo, io ho donato tutto guardi…e le mando qualcosa, magari una frase”; facendomi un piccolo sorriso, come mi aveva fatto – quello era ancora più intenso – quando mi disse “anche se potrei sapere pure dell’altro” : il suo viso era chiarissimo, la sua espressione era chiara, stando li non si poteva avere il minimo dubbio. “Lei scriva”.
Prima di andarmene, Mons. Capovilla continuò a parlare a ruota libera, toccando vari argomenti. Debbo precisare che non li ha messi lui in relazione al Terzo Segreto di Fatima, ma il fatto che me ne parlasse lì, in quel contesto, sembra un indizio, una pista indiretta, implicita, per farmi un po' capire senza dirmelo troppo apertamente.
L’Arcivescovo allora iniziò a parlare di diversi argomenti che in apparenza sembravano avere poco a che fare con la mia domanda: il rischio di prendere per manifestazioni soprannaturali quelle che sono delle fantasie passate per la mente; il rischio che in certe situazioni si possa diventare maniaci, fissati; il rischio di montarsi la testa. Io tacevo, non ero lì per commentare o dare delle valutazioni, ma semplicemente per raccogliere una testimonianza, al di là della valutazione o del commento su l’uno o l’altro aspetto. Tuttavia, a prescindere dalle valutazioni, che cosa vennero a dire discorsi del genere, parlando come a ruota libera, ma detti in quel contesto, detti sul tema terzo Segreto, in quella sede? Rivelano che forse, probabilmente il Terzo Segreto – o una parte di esso, o comunque delle cose di Fatima – a Suor Lucia potrebbe non averlo detto realmente la Madonna, ma lei stessa potrebbe, in buona fede, essersi sbagliata, immaginandoselo lei: alcune cose di Fatima, alcune cose del Terzo Segreto potrebbero venire non realmente dalla Madonna, ma da fantasie passate per la mente di Suor Lucia.
Considerazione rafforzata poi dal discorso che mi ha fatto, in cui egli ha biasimato la facilità con cui si prendono per indemoniate delle persone che potrebbero avere semplicemente delle malattie mentali: da qui l’imprudenza – che però lui non ebbe a Loreto, portandomi molti esempi – di buttarsi subito sugli esorcismi quando, pur non escludendoli come ultima possibilità, prima ci vorrebbero altre cose, come la confessione, ecc, perché bisogna tenere come ultima ipotesi che siano indemoniate, è più probabile che abbiano delle malattie mentali. Quindi prima di dire che si tratta di fenomeni  soprannaturali, bisogna piuttosto pensare che siano fenomeni naturali. Nel discorso di sopra, ciò equivale a dire: più che pensare che a suor Lucia queste cose gliele abbia dette la Madonna, pensiamo piuttosto che probabilmente, possano essere fantasie passate per la mente di Suor Lucia: che ella, in buona fede, ha attribuito alla Madonna, quando invece erano pensieri suoi.
Era molto forte l’ impressione in tal senso, e questa spiegazione risulta ulteriormente rafforzata da quanto confidò uno dei prelati più vicini a Papa Giovanni Paolo II, un membro strettissimo dell’entourage di Papa Giovanni Paolo II, che - è stato riferito in una trasmissione televisiva, Porta a Porta, del 31 maggio 2007 – disse: “non sempre si capisce bene ciò che dice la Madonna e ciò che dice Suor Lucia”. E’ sempre lo stesso discorso. E quindi ci vuole prudenza per capire cosa dice la Madonna e cosa Suor Lucia. E’ sempre lo stesso discorso. Possiamo forse vederne un’ eco anche nella lettera che il Pontefice regnante ha scritto come introduzione al libro del Cardinale Bertone. In realtà è una lettera che si mantiene piuttosto sulle generali: e anche a Socci il Pontefice regnante ha scritto una lettera apparentemente di plauso al suo libro. Strano, sono due libri opposti, in contrapposizione l’uno contro l’altro, ma anche il libro di Socci ha avuto una lettera favorevole da parte del Papa! Ed in quella lettera al Cardinale Bertone, che è stata usata da quest’ultimo come introduzione al suo libro, il Papa attuale parla di “parole autentiche del Terzo Segreto”.
Sommato a quello che sembra dire Mons. Capovilla, sommato a quello che – nella stessa linea – disse questo intimissimo collaboratore di Papa Giovanni Paolo II (“ci vuole prudenza per capire cosa dice la Madonna e cosa dice Suor Lucia”), e ricordando il fatto che il Pontefice regnante è un uomo sempre molto accurato nel suo linguaggio (nei suoi scritti si studia anche le virgole), forse questa frase, “parole autentiche del Terzo Segreto”, vuole dire che c’è una parte del Terzo Segreto che è stata ritenuta non autentica, da un punto di vista soprannaturale – come a dire, proveniente non dalla Madonna ma da Suor Lucia? E quindi aggrappandosi a questo non l’hanno pubblicata? Forse allora “è tutto”, quanto pubblicato, in questo senso: tutto ciò che abbiamo ritenuto essere il VERO Terzo Segreto, cioè quanto detto dalla Madonna, lo abbiamo pubblicato; ciò che invece non è stato pubblicato è perché lo abbiamo stimato essere non il Terzo Segreto, non il vero Terzo Segreto, non una rivelazione celeste, ma dei pensieri di Suor Lucia sul Segreto;  non sono un segreto del Cielo, li abbiamo in un certo senso scartati dal punto di vista dell’autenticità soprannaturale. Una spiegazione del genere consentirebbe di tenere insieme sia la ripetuta affermazione vaticana “abbiamo pubblicato (o rivelato) tutto il terzo segreto”, con le tante informazioni che abbiamo per cui qualcosa manca. Vedremo più avanti nel mio ultimo incontro con Mons. Capovilla, come egli in maniera piuttosto esplicita mi abbia confermato - secondo lo stile diplomatico proprio della curia romana - questa pista, questa interpretazione.
Prima di tornare a casa, gli chiesi: “Eccellenza, c’è qualche cosa che debbo tenere, in tutto o in parte, riservato?”. Se egli mi avesse chiesto il riserbo, lo avrei seguito... Magari delle informazioni potevano essere utili come ricercatore (per formulare delle ipotesi, per privilegiarne alcune o scartarne altre: utili informazioni per proseguire la ricerca su Fatima, magari senza riportarle esplicitamente o senza riportarne la fonte). Egli però mi rispose che non avevo vincoli di riservatezza, sicché io sono stato assolutamente leale con l’Arcivescovo Capovilla.
Tornato a casa, gli inviai le domande scritte come da accordi, e il 18 luglio mi arrivò in risposta un plico. A fianco delle mie domande su un testo inedito del terzo segreto, del testo non pubblicato del terzo segreto Mons. Capovilla – con la sua grafia ben riconoscibile dal biglietto autografo che mi ha mandato – mi aveva scritto, testualmente: “Nulla so”.
Ora, già è strano che uno tra i pochi a conoscere il segreto, in risposta alle mie domande se c’è anche dell’altro mi risponda che non sa nulla: perché se il cosiddetto “quarto segreto” – espressione giornalistica o ironica per dire “la parte a tutt’oggi non pubblicata del Terzo Segreto” non esiste – beh, lui l’ha conosciuto nell’estate del 59, allora avrebbe dovuto dirmi non che non lo sa, avrebbe dovuto dirmi: “no, è tutto, non c’è nulla”; già dirmi che non sa se è tutto, uno che il segreto lo conosce, suona ben strano. Anzi, assai chiaro. Ma c’è di più: “nulla so” è un espressione che nella lingua italiana non esiste. Nella lingua italiana, l’espressione corretta è “non so nulla”. “Nulla so”, invece, non esiste, e non è pensabile che un arcivescovo, segretario emerito di Giovanni XXIII non abbia saputo esprimersi correttamente in italiano.
Questa espressione, “nulla so”, esiste soltanto come forma dialettale ed idiomatica, caratteristica, in Sicilia. In quell’isola del Sud Italia vi sono paesi e zone sotto il controllo della mafia, un gruppo di potere illegale. Se qualcuno parla, alla polizia italiana per esempio, lo uccidono. Pertanto, gli abitanti di questi paesi che sono sotto il controllo della mafia hanno paura, e se uno chiede cose che non possono dire, rispondono: “nulla so”; che vuol dire: “non posso parlare”. E’ un’espressione caratteristica. Se la polizia chiede loro: “Stiamo cercando Peppe Rossi, capo della mafia, dov’è?”, loro rispondono: “nulla so”: che vuol dire: “non ve lo posso dire”. Lo sanno bene dov’è, in realtà, magari e’ in quel villaggio! Ma se lo dicono la mafia li uccide. L’espressione vuol dire quindi: “non posso parlare”. Non voglio certo offendere nessuno con questo paragone, è l’Arcivescovo Capovilla che ha usato un espressione del genere! Come ho detto e come Socci ha riportato fedelmente, l’avrà fatto per evocare in maniera ironica una certa “omertà siciliana”, (l’omertà è quando si deve coprire col silenzio qualcosa); in maniera quindi ironica o scherzosa, con una battuta, Mons. Capovilla è tornato ancora sulla questione di cui affermavamo in apertura, ovvero “io non posso parlare apertamente”.
Oltre a questo, c’erano anche altri particolari interessanti; il materiale l’ho trasmesso tutto al dottor Socci che lo ha utilizzato per il suo libro (e anche ad altre persone perchè custodiscano questo materiale così importante per la questione), e tra i vari fogli interessanti ce ne è uno, in maniera particolare, sebbene non l’unico. Mons. Capovilla mi ha mandato le sue Note Riservate, datate 17 maggio 1967: quarant’anni fa, nella prossimità dei fatti, quando Mons. Capovilla era ancora piuttosto giovane, con il suo timbro, il suo stemma episcopale (materiale scritto e particolareggiato!), con la sua grafia e con date, fatti e luoghi precisi e dettagliati.
Papa Paolo VI lesse il segreto nel pomeriggio di giovedì 27 giugno 1963, e questo Terzo Segreto era custodito nell’appartamento pontificio: precisamente nel cassetto di destra della scrivania detta “Barbarigo”, nella stanza da letto del Papa; mentre il documento ufficiale del Vaticano, Il Messaggio di Fatima, dell’anno 2000, affermava: “Paolo VI lesse il contenuto del Terzo Segreto con il sostituto Sua Eccellenza Angelo dell’Acqua il 27 marzo 1965, ed inviò la busta all’archivio del Sant’Uffizio, con la decisione di non pubblicare il testo”.
Vediamo qui delle discrepanze! L’Arcivescovo Capovilla dice che Paolo VI lo lesse il pomeriggio di giovedì 27 giugno 1963, mentre il documento ufficiale Vaticano, il Messaggio di Fatima, dice che lo lesse il 27 marzo 1965. Due date diverse, e c’è di più: due luoghi diversi in cui il documento era custodito! Secondo il libretto ufficiale Vaticano, il Terzo Segreto era rimasto al Sant’Uffizio, venuto solo per il tempo delle consultazioni a Paolo VI, e poi tornato al Sant’Uffizio. Mentre nelle note riservate di Mons. Capovilla si legge che Paolo VI non lo fece arrivare dal Sant’Uffizio, bensì che era rimasto nell’appartamento pontificio; e da come dicono queste note riservate di Mons. Capovilla, il Terzo Segreto restò anche dopo nell’appartamento pontificio, mentre il documento ufficiale Vaticano afferma che dopo la lettura Paolo VI lo re-inviò al Sant’Uffizio. Vi sono quindi discrepanze di luoghi e di date! E la stessa discrepanza si ripeterà con Giovanni Paolo II, sia di date che di luogo. In una intervista a Famiglia Cristiana, il Cardinale Bertone dirà che quella del segreto custodito nell’appartamento pontificio è pura fantasia. Allora, Eminenza, l’Arcivescovo Capovilla ha mentito! Avrebbe fatto un documento falso, quarant’anni fa, se e’ pura fantasia! Torneremo meglio su questo punto. Preciso che Mons. Capovilla aveva già parlato di queste cose: ora però risulta anche da documentazione, peraltro antica e dettagliata.
Chiamai quindi, quel giorno stesso alle ore 18.45, Mons. Capovilla, ringraziandolo per la sollecita risposta, e gli feci notare questo contrasto. Egli mi rispose: “eh, ma io le ho detto la verità, guardi che sono ancora lucido!”; e io: “per carità, Eccellenza, ma come si spiega questa certificata discrepanza”? A quel punto si mette a parlare lungamente, fa delle considerazioni, e io: “Si, Eccellenza, ma io mi riferisco ad un testo scritto e ufficiale e del Vaticano, che è chiaro e a sua volta è basato su appunti di archivio!”, e Mons. Capovilla: “ma io giustifico…”, come a dire: “diciamo la verità, sia io che il Cardinale Bertone”, questo era il senso; “forse il plico Bertone non è lo stesso del plico Capovilla” (cioè il plico, la busta, la lettera, il testo cui fa riferimento, di cui parla il Cardinale Bertone, non è lo stesso di quello di cui parla Mons. Capovilla). E io subito lo interruppi: “quindi entrambe le date sono vere, dite tutti e due la verità, perché del terzo segreto ci sono due testi?”. Lui è rimasto un attimo in silenzio, c’è stata una breve pausa di silenzio. Si capiva che Mons. Capovilla ci stava pensando; quindi non si può dire che sia stata una risposta così, senza pensare a ciò che diceva: no, è stata ponderata, soppesata. C’è stata una breve pausa di silenzio e poi Mons. Capovilla riprese, dicendo: “per l’appunto”, che significa: “proprio così, è proprio come ha detto”.
Io ho provato a saperne di più, ma Mons. Capovilla – capisco, si era esposto per tutto quello che poteva – mi disse: “No guardi, lasciamo stare, abbiamo il Vangelo: pensiamo al Vangelo”. Era una risposta diplomatica per dire: “basta, di più ancora non posso dire”, era un modo per sottrarsi al problema di cui dicevamo. Al tempo stesso, rivelava un po’ un’idea diffusa in Vaticano sul terzo segreto: qua si tratta di semplici rivelazioni private, quindi materia per appassionati, che uno è libero (nella maniera più assoluta) di accettare o no, poi non si sa nemmeno cosa viene dalla Madonna, cosa da Suor Lucia, sono pensierini della suora, non sono cose importanti, ecc”.
Quindi questa risposta era magari un modo diplomatico per levarsi da una situazione difficile, ma anche, come dire, un’eco del dubbio che non si tratti di una rivelazione in tutto soprannaturale. Probabilmente è alla luce, o meglio alla nebbia, di questo dubbio che si è seguita una certa linea.
Il 21 giugno di quest’anno sono tornato da Mons. Capovilla e ne sono uscito con questa importantissima conferma, magari preterintenzionale (egli mi ha detto: “io gliel’ho detto parlando a ruota libera,” appunto! Uno quando parla a ruota libera non ha magari i freni di ciò che deve dire o non deve dire, ma non è che si inventa le cose; questa precisazione di Mons. Capovilla era forse più per il Vaticano che per me). Comunque, Mons. Capovilla con qualche frasetta mi ha dato una importantissima conferma alla pista interpretativa di cui ho detto: circa il Terzo Segreto, mi ha accennato all’esistenza, anche di qualcos'altro, un allegato… Proprio così: oltre alle quattro paginette pubblicate nel 2000 c’era anche qualcos’altro. Un allegato che – ha fatto capire – si può ritenere contenente dei pensieri della suora sulla visione. Non che – aggiungo io – la suora li presenti così, ma – dice Mons. Capovilla - saranno stati sicuramente esaminati bene dall’autorità della Chiesa; e saranno le autorità ecclesiastiche che hanno ritenuto questo qualcos'altro pensieri della suora, che lei – sbagliandosi – ha attribuito, almeno in un primo tempo, alla Madonna.
Con frasette disseminate nel discorso, anche sotto l’incalzare delle mie domande, Mons. Capovilla mi ha detto proprio questo. Ci si dice: “è inammissibile quello che dite, perché voi dite che gli alti vertici del Vaticano hanno detto una bugia, e questo è inammissibile”. Molti provano a chiudere il discorso con questo argomento. Ora, questo non è un modo di procedere razionale; è più da opportunisti semmai, che non vogliono avere guai – ma se non si vuole avere guai si è sbagliata religione, basta prendere sul serio il Vangelo della domenica: la nostra non è certo la religione adatta a non avere guai!
Ma a parte questo, e a parte che noi non diciamo che abbiano detto bugie e parliamo piuttosto di restrizioni mentali, di reticenza; ma a parte questi aspetti: se si dice: no, la tesi ufficiale è sicuramente giusta perché altrimenti si deve dire che alti vertici del Vaticano dicono bugie, allora ragionando così possiamo opporre questa considerazione: se la tesi ufficiale è giusta, allora dice bugie l’Arcivescovo Capovilla, il segretario personale di Papa Giovanni XXIII, è stato lui a mentire”; ma non sarebbe anche questa una cosa grave? Di più, avrebbe prodotto un documento falso! Avrebbe fatto delle note riservate false, oltre alle altre carte, falsificandole! E quella volta, 40 anni fa, non era molto anziano (a parte che anche Suor Lucia era molto anziana durante gli incontri con l’allora Mons. Bertone, ora Cardinale,  quindi l’argomento anzianità dovrebbe valere per entrambi); quindi non si può obiettare che oramai Mons. Capovilla è molto anziano, tra l’altro le sue note d’archivio sono di 40 anni fa. 
Avrebbe fatto lui un documento falso, se la tesi ufficiale fosse giusta. Non sarebbe una cosa grave questa? Tra l’altro, se la versione ufficiale fosse giusta, sarebbe una bugiarda anche Suor Lucia. Giacché il Cardinal Bertone ci riferisce nel suo libro, a pag. 92, che Suor Lucia gli avrebbe detto: “la data del 1960 è stata una decisione mia, la Madonna non mi ha comunicato nulla al riguardo”. Questo è scritto a pag. 92 del libro del Cardinale Bertone. Solo che altri ecclesiastici, da Padre Alonso (personalità scientifica e non controversa), ci riferiscono altre cose da parte della Suora. Quindi anche questi ecclesiastici sarebbero tutti bugiardi, o comunque non credibili…
Non solo: lo stesso Cardinale Bertone, la notte del 31 maggio di quest’anno, ha mostrato in televisione le buste contenenti il Segreto di Fatima, e su ben due buste compariva una scritta autografa di Suor Lucia, letta dal porporato ad alta voce, in cui la data del 1960 viene attribuita ad un “ordine espresso di Nostra Signora”. E lo ha mostrato in televisione! Ma allora, se Suor Lucia – come ci riferisce il Cardinal Bertone a pag. 92 del suo libro – gli ha detto: “quella del 1960 è stata una decisione mia, la Madonna non mi ha comunicato nulla al riguardo”, allora Suor Lucia quando ha scritto sulla busta del Terzo Segreto che la data del 1960 veniva da un “ordine espresso di Nostra Signora” avrebbe scritto una bugia! Se la tesi ufficiale del Vaticano attuale è giusta, l’Arcivescovo Capovilla avrebbe detto bugie, l’Arcivescovo Capovilla avrebbe prodotto un documento falso, molti ecclesiastici (Padre Alonso, don Luigi Bianchi…), sebbene personalità non controverse, avrebbero riferito da parte di Suor Lucia delle bugie, e la stessa Suor Lucia avrebbe scritto sulla busta contenente il Terzo Segreto un falso. Allora sarebbe una bugiarda, seguendo  la tesi ufficiale, anche Suor Lucia!
Non sarebbe anche questa una cosa estremamente grave? Il discorso “non posso pensare che questo sia vero perché altrimenti avrebbero detto una bugia, sarebbe troppo grave” non porta da nessuna parte; anzi porta, se si è coerenti, a conseguenze ancora più gravi.
Mi piace pensare qualcos'altro,che nessuno ha detto bugie, si tratta piuttosto di restrizioni mentali: abbiamo pubblicato tutto ciò che è il terzo segreto, cioè ciò  che è questo specifico appello del Cielo, perché ciò che non abbiamo pubblicato lo abbiamo stimato essere non soprannaturalmente autentico, quindi lo abbiamo scartato (o messo in dubbio) come pensieri di suor Lucia, anziché come veramente un messaggio della Madonna.
Oltretutto, pensieri di suor Lucia a margine del secondo segreto. Tant’è che, nella conferenza stampa del 26 giugno 2000, a Mons. Bertone era stata posta la domanda se la frase tronca sull’ortodossia, “en Portugal se conservarà…”, appartenesse al terzo o al secondo segreto. Il prelato rispose: “mah, è difficile dire, mi sembra al secondo”…
Se quindi quella frase, che noi sappiamo essere l'inizio delle parole del terzo segreto, la considerano invece appartenente al secondo segreto, allora forse considerano appartenente al secondo segreto anche l’altro testo. Quindi “è tutto” il terzo segreto, sia nel senso che quanto non abbiamo pubblicato non è vero terzo segreto (non viene dal cielo, ma sono pensieri della Suora; non è autentico, per dirla come il Santo Padre, nel senso soprannaturale), sia nel senso che si tratta di pensieri della Suora sul secondo segreto, e non sul terzo. Bisogna quindi porre una domanda: il terzo segreto che avete pubblicato è tutto, ci dite; e il Secondo? E’ tutto anche il secondo? Allegati, o riflessioni della suora, inclusi? Ci sono riflessioni di Suor Lucia, come sono state considerate, sul terzo o sul secondo segreto?
Probabilmente è in questo senso che, senza dire una bugia formalmente o in senso stretto, dicono “è tutto”. Si tratta probabilmente di una difficile riserva mentale. Non è una bugia, si tratta di una reticenza, che può spiegare un certo nervosismo.
Ad esempio il Cardinal Bertone alla Radio vaticana, disse che la frase sul Portogallo si concludeva con i puntini. NO! Non si conclude con i puntini, bensì con un etc. et cetera, ovvero “e le altre cose”. Quali altre cose? Dove sono? Quindi, non con i puntini. E’ solo una delle tante imprecisioni nei tanti interventi del porporato.
Io ho scritto un piccolo saggio in cui metto in luce le principali incongruenze del Cardinal Bertone nel suo libro e negli interventi radio televisivi successivi. Questo piccolo studio è a disposizione della stampa, di chi eventualmente lo desidero (dovrebbe essere presto stampato), e mostra come le imprecisioni, le inesattezze, le contraddizioni siano tantissime; probabilmente, proprio per una sorta di turbamento del Cardinale Bertone causato da questa reticenza, questo difficile equilibrio, per non dire troppo, per questo egli spesso si è espresso in maniera imprecisa.
Io amo pensare questo, sicché nessuno avrebbe detto bugie. E concludo questo aspetto con una domanda che può sembrare assurda ma a rifletterci bene non lo è, visto che viene affacciato il dubbio se Suor Lucia abbia capito bene o no quello che le avrebbe detto la Madonna, che abbia confuso, come mi ha detto chiaramente l’Arcivescovo Capovilla l’ultima volta.
Anche un altro prelato che parlò negli anni ‘60 e ‘70 del terzo segreto con dei porporati che lo avevano letto, e che in privato più di una volta mi ha detto che non hanno pubblicato tutto, mi ha detto in maniera molto chiara: “probabilmente, Suor Lucia, nel testo non pubblicato, si sarà sbagliata, non avrà capito bene quello che le ha detto la Madonna, forse anche per la lingua, il portoghese è una lingua povera”, ha fatto capire che nel testo inedito  vi siano cose troppo gravi, per cui si dubita che vengano realmente dal cielo, per cui si dice “forse Suor Lucia ha capito male quello che le ha detto la Madonna”. Ebbene, io avanzo un'altra ipotesi: “E se fosse il Cardinal Bertone ad aver capito male ciò che gli ha detto Suor Lucia?” Visto che, tra l’altro, nel suo libro egli dice che il suo portoghese e il suo spagnolo non erano molto buoni, la veggente era ormai molto anziana… si, c’era un altro testimone linguisticamente più sicuro, ma il cardinale non dice di aver trascritto l’intera conversazione, egli afferma di aver preso appunti, e poi a casa ha messo insieme, assemblandoli, questi appunti. E’ un procedimento, sono delle circostanze, in cui la possibilità di fraintendere o interpretare in maniera molto soggettiva, in cui le proprie aspettative possano influenzare, è forte. Vi sono forti margini interpretativi! Se si avanza il dubbio che suor Lucia possa aver capito male, e quindi riportato male, in buona fede, quello che le  ha detto la Madonna, perchè non posso io avanzare l’ipotesi che Mons. Bertone, in buona fede – non si tratta di malafede o di accuse personali o di bugie, ma di ricerca della verità! – abbia capito male e riportato male (anche perché le imprecisioni, nel mio studio sono messe in luce, sono così tante) quello che gli ha detto Suor Lucia?
Può sembrare una cosa assurda, ma non lo è: è più assurdo che suor Lucia abbia capito male ciò che le ha detto la Madonna rispetto a che Mons. Bertone, subito dopo creato cardinale, abbia capito male ciò che gli ha detto suor Lucia. Perché la Madonna sa bene come farsi capire! La Madonna nel dare un messaggio di questa importanza, accreditato da un miracolo pubblico come il miracolo del Sole, volete che non abbia voluto o saputo trovare i modi – Lei che è l’onnipotenza supplice – per farsi capire dalla veggente? Questo si che è assurdo! Tra l’altro suor Lucia ha detto che è stata assistita nella redazione del Terzo Segreto dalla Madonna, che l’ha aiutata a scrivere “parola per parola”. E’ molto più facile che al livello solo umano di un prelato che andava lì con certe aspettative, parlando con la veggente ormai molto anziana, si siano capiti male, piuttosto che pensare ad un fraintendimento nella trasmissione di un messaggio profetico di tale importanza.
Io amo pensare questo, semmai; per il resto rimando a tutte le dimostrazioni, d’ordine razionale, che faccio nello studio in questione. Come ha detto anche il Santo Padre a Ratisbona, la fede non e’ contro la sana ragione, e l’uso della ragione non e’ mai contro la fede!

Per quanto riguarda lo scontro tra
Socci e il Cardinal Bertone:

Questo libro del Cardinale, di cui abbiamo accennato, nasce in replica a la critica fatimita alla posizione ufficiale (tendendo a farne piuttosto un fatto personale), e in particolare esce contro il libro di Socci Il Quarto Segreto di Fatima. Socci è un testimone al di sopra di ogni sospetto, forse per questo viene così attaccato. Ha mantenuto la posizione, e in due articoli sul quotidiano italiano Libero, su cui scrive, del 12 maggio e del 2 giugno 2007, ha ribattuto al cardinale con domande e dati concreti.
Dicevo, è un testimone al di sopra di ogni sospetto. Non si può  dire che lui ciò che ha scritto lo dica per partito preso, anche perché Socci – non più tardi di due anni fa, alla morte di Suor Lucia – aveva scritto esattamente il contrario. In un articolo su un quotidiano italiano, Il Giornale, all’indomani della morte di Suor Lucia, aveva scritto che le cose stavano certamente come aveva detto il Vaticano attuale, e che i critici fatimiti erano… tutti matti, il senso era questo, ovvero destituiti di qualsiasi fondamento.
Al ché io scrissi su una rivista un articolo in cui criticavo alcuni autori tra cui Socci. Egli rimase colpito dal mio articolo e si mise in contatto con me – prima non ci conoscevamo di persona – lesse il mio libro e si incuriosì, come riconosce egli stesso nell’introduzione del suo libro; si rese conto, alla luce di questo articolo e del mio libro, che c’erano tante cose nella versione ufficiale che non quadravano. Per questo motivo si mise in ricerca, e arrivò a scrivere nel suo libro: “che ci sia una parte del Terzo Segreto non pubblicata e ritenuta indicibile, è certo”. E’ certo! Scrive nell’introduzione: “riporto le conclusioni alle quali sono giunto, conclusioni che contraddicono le mie convinzioni iniziali.” Socci era convinto che le cose stessero come da versione ufficiale, però è un uomo intellettualmente onesto e coraggioso. Vedendo gli argomenti portati non si è turato gli occhi, non ha detto “no, sarebbe troppo grave, non voglio scrivere il contrario, non voglio leggere, non voglio sapere”; no, da uomo intellettualmente onesto, e che ama la verità, si è confrontato con questi argomenti, si è accorto che erano seri, ha indagato ed è arrivato ad una conclusione opposta rispetto alle sue posizioni precedenti.
Forse è per questo che al Vaticano dà tanto fastidio la testimonianza di Socci. A parte che è un autore molto noto, molto conosciuto, un personaggio e un giornalista della stampa e della televisione italiana; inoltre, di lui non possono dire che ciò che afferma, ovvero che non tutto è stato pubblicato, lo fa per partito preso; infatti aveva sostenuto il contrario, quindi non è per pregiudizio!
Se uno che aveva scritto qualcosa tipo “le cose stanno come dice il Vaticano, come la versione ufficiale. Chi dissente dalla versione ufficiale è matto”, dopo dice “è certo che non è stato pubblicato tutto”, come può essere per pregiudizio? Non e’ per posizione: Socci è un ratzingeriano convinto ed era in precedenza stimato dal Cardinale Bertone, che lo aveva invitato nella sua arcidiocesi di Genova, quando era Arcivescovo di Genova, per tenere delle conferenze. E’ un testimone di assoluto rispetto. E se uno che prima diceva l’esatto contrario arriva a capovolgere così la propria posizione, vuol dire che ha trovato degli argomenti, degli elementi, delle prove estremamente seri. Forse per questo dà tanto fastidio la testimonianza di quell’onest'uomo che è Socci. Che tristezza ridurlo ad un “fatto personale”! Non abbiamo il diritto, e il dovere, di cercare la verità? Possiamo parlare? Possiamo pensare?
La vicenda di Socci ricorda da vicino quella di Padre Alonso. Anche Padre Alonso era all’inizio attestato sulla posizione e sulla linea ufficiale, in buona fede. Ma proprio perché in buona fede, proprio perché intellettualmente onesto, stando a contatto con la veggente piano piano si è spostato su posizioni fondamentalmente consonanti alle nostre, e ha scritto tante cose nella nostra direzione. Dicono infatti che è stato pubblicato tutto, ma ancora non c’è stata l’autorizzazione a pubblicare integralmente le opere di Padre Alonso. Perché? Se avete detto tutto in senso assoluto, se non c’è più nulla, perché non lasciar pubblicare tutte le opere di Padre Alonso, tutti i suoi scritti? L’itinerario di Socci è molto simile a quello di Padre Alonso, e anche questo e’ un fatto che la dice lunga.
Mi scuso per la lunghezza, ce ne sarebbero ancora molte di cose da dire. Rimando ancora a questo scritto cui ho fatto riferimento, e concludo con un invito che faccio a voi:
Reverendi Padri e carissimi amici: preghiamo, preghiamo tanto per alcune persone in particolare. Certamente per Socci, che ha fatto un’opera molto meritoria. Preghiamo per lui la Madonna perché gli renda merito in perseveranza, in audacia, perchè continui su questa linea nonostante tutte le pressioni, le angherie, gli incomodi che riceve; preghiamo perché continui, e la Madonna gliene renda merito del servizio che ha reso alla verità.
Poi preghiamo per l’Arcivescovo Capovilla. Anche lui in qualche modo ha reso un servizio alla verità; preghiamo per lui, che ormai è molto anziano. Preghiamo anche, più ampiamente, per tutti coloro che conoscono il Terzo Segreto o che sanno qualcosa del Terzo Segreto. Tacciono: talvolta per motivi spirituali (ordine di non parlare…ma perché? Se hanno detto tutto in assoluto…); talvolta invece per motivi umani e opportunistici: perché non vogliono guai, perché  temono di mettersi contro il Vaticano…e questa sarebbe la religione dei Martiri? Ecco, preghiamo per loro: sia per coloro che tacciono per motivi spirituali, di per se più nobili,  sia per quelli che tacciono per timore di incomodi seppure, va detto anche questo, non manchino pressioni e vere persecuzioni, per le quali molti sono inibiti dal brutto condizionamento della paura. `Preghiamo perché lo Spirito Santo li spinga a parlare, perché per le preghiere della Madonna, per Mariam, trionfi in loro il Cuore Immacolato di Maria e parlino. Preghiamo per loro, per quello che sanno, che seguano l’esempio dei Maccabei.
In terzo luogo, un’umilissima preghiera la chiedo anche per me, per i miei sforzi e per i miei scritti; e a maggior ragione non trascuriamo di pregare per Padre Nicholas Gruner, che di questa pia e dolorante crociata e’ il principale esponente, come il portabandiera.
Ma soprattutto preghiamo per il nostro Santo Padre Benedetto XVI, felicemente regnante.
Il Messaggio di Fatima ci chiede di pregare, pregare molto per il Santo Padre, e il Pontefice regnante disse, in una occasione almeno, che Fatima è uno dei crucci della sua vita. Probabilmente è stato spinto a comportarsi in una certa maniera e ne è rimasto forse intrappolato. Preghiamo il Cuore Immacolato di Maria perché gli ottenga la forza, l’audacia per rompere un certo meccanismo. Egli sta cercando di rimediare in qualche maniera –ad esempio il Motu Proprio che liberalizza la Messa tridentina lo ha firmato il 7 luglio, il primo sabato del mese, il primo sabato del mese in cui cade il 90° della trasmissione del Terzo Segreto, e il 55° anniversario della Sacro Vergente Anno, atto in cui Pio XII abbozzò una parziale consacrazione della Russia. Cerca di dare qualcosa a Fatima, di fare qualcosa per Fatima, ma forse è rimasto un po’ imprigionato dalle circostanze. Preghiamo lo Spirito Santo che, per Mariam, ottenga al Santo Padre tutta la forza e tutta l’audacia che ci vogliono per rompere una specie di marchingegno in cui si rischia di restare imprigionati. E perché egli si avvalga sino in fondo dell’aiuto straordinario che il Cielo gli ha messo a disposizione: di cui  ha bisogno per raddrizzare, per correggere, come Egli vuole – cosa tutt’altro che facile, e’ circondato dai nemici – per correggere realmente la situazione nella Chiesa. Preghiamo perché dal nostro Santo Padre Benedetto XVI parta, in lui, il trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
Grazie.
Dott. Solideo Paolini
Consulente e ricercatore a Roma del Centro di Fatima

http://www.fatima.org/it/brazil_conf_2007/solideo_paolini_it.asp

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